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domenica 1 settembre 2013


Luca Panaro risponde ad alcune domande sulla sua attività di critico e curatore.


M.C. Come ti sei appassionato alla critica d’arte e alla fotografia in particolare? Quali sono le origini culturali del tuo interesse?
L.P. Ho manifestato una prima curiosità per l'arte e la fotografia ai tempi delle scuole medie, assecondata qualche anno dopo con l'iscrizione all'Istituto d'arte, scelto come scuola dove continuare il mio percorso di studi.  Ero iscritto alla sezione Grafica pubblicitaria e fotografia e diedi sfogo per la prima volta alla mia passione, alternando lo studio della Storia dell'arte a materie d'impronta fotografica come Ripresa, Sviluppo, Fotoincisione, insegnamenti che venivano ritenuti alquanto bizzarri dai miei amici di allora, che frequentavano scuole considerate più “serie” come Liceo Classico e Liceo Scientifico. Una gita scolastica a Parigi in quinta superiore, con visita ai principali musei, e subito dopo la preparazione dell'esame di maturità, dove portai una tesina sul Futurismo, mi fecero capire che quella probabilmente sarebbe stata una strada possibile. Mi iscrissi così al DAMS di Bologna con indirizzo Arte contemporanea, per poi laurearmi in Storia della fotografia con una tesi su Franco Vaccari, che soltanto anni dopo fu pubblicata divenendo il mio primo libro.

Che cosa pensi della critica in Italia? Qual è stato il contributo dei media generalisti: hanno veramente banalizzato l’approccio alla conoscenza o hanno comunque avvicinato maggior pubblico a un più approfondito interesse?
La critica in Italia fondamentalmente non esiste. Questo non vuole dire che non ci siano critici, alcuni fra l'altro anche bravi, ma il sistema impedisce loro di operare. Difficilmente le riviste d'arte ospitano recensioni capaci di entrare nei contenuti di una mostra, si limitano piuttosto a descriverla e i quotidiani generalisti non sono certo interessati a quello che ha da dire un critico specializzato, a meno che non si tratti di un personaggio televisivo alla moda in quel momento. Una seria riflessione sulle problematiche inerenti l'arte contemporanea, non il suo mercato, interessano pochi, a volte nemmeno gli addetti ai lavori, e quindi la conoscenza di questa materia fatica ad arrivare al grande pubblico. Quest'ultimo si ciba volentieri di pettegolezzi e di quotazioni, quando è aggiornato, altrimenti si rifugia nell'arte del passato, avendone però una conoscenza superficiale. Se vogliamo essere sinceri, nel mondo contemporaneo l'unico vero “critico” è il mercato: solo ciò che si vende è ritenuto degno di entrare nell'Olimpo dell'arte, tutto il resto è accessorio. Per questo motivo credo che i critici abbiano il dovere di far sentire la propria voce e riprendere in mano la situazione. Una prima risposta a questa urgenza si terrà a Modena con “Generazione critica”, due giornate di riflessione sulla fotografia contemporanea (http://www.generazionecritica.it).

Dove sta andando la fotografia?
La fotografia, anche in Italia, sta godendo di una graduale accettazione nel mondo dell'arte, tanto ovvio quanto faticoso da ottenere. Questo e altri fattori hanno permesso alla fotografia di aprirsi a nuove possibilità rispetto a quelle fin qui esplorate. Una di queste consiste nella dissoluzione del principio di realtà che dall'Ottocento accompagna l'immagine fotografica. Per essere più chiari, quello che intendo dire è che oggi la fotografia non è più considerata solo un documento del reale, anzi, l'immagine si fa portatrice di nuove concezioni di tempo e spazio. La fotografia si sta orientando verso la costruzione di un territorio autonomo, certo plausibile, ma non necessariamente reale, che non deve più risponde alle regole del mondo che conosciamo. Ma attenzione, nulla a che vedere con fantascienza o particolari effetti speciali, si tratta semplicemente di intendere la fotografia in modo diverso, come qualcuno aveva capito già dalle origini. Non è tanto il mezzo ad essere cambiato, ma la sua funzione sociale.


Qual è l’attività del “curatore”, di cosa si occupa? Questo termine, curatore, ti sembra appropriato o ne istituiresti uno nuovo?
“Curatore” e “critico” spesso compaiono assieme nel curriculum di chi oggi si occupa d'arte. Se  la figura del critico come abbiamo detto non gode di buona salute (anche se si auspica il suo grande ritorno), quella del curatore non se la passa ancora così male. Il termine mi piace e credo descriva bene quella che dovrebbe essere la funzione di chi si fregia di questo titolo. Il curatore è infatti colui che si prende cura di un artista e dell'esposizione delle sue opere, per esempio nel caso di una mostra personale. Ha premura di dare forma alla propria concezione di arte nel caso di una mostra collettiva, cura gli allestimenti e il rapporto con gli artisti con i quali deve relazionarsi personalmente, avendo riguardo non solo per le loro opere ma per il significato che queste possono assumere una volta esposte assieme a quelle di altri autori. Il curatore ha responsabilità intellettuali, ma anche organizzative ed economiche. A volte è vista come una figura ostile, da cui difendersi, poco generosa nei confronti degli artisti, in questo caso il termine curatore è utilizzato impropriamente. Soltanto quando una mostra riesce ad essere la festa dell'artista, il curatore può dirsi soddisfatto del proprio operato.
 


Luca Panaro è nato a Firenze nel 1975. Laureato in Arte al DAMS di Bologna, insegna “Iconografia fotografica” al Politecnico di Milano e “Storia della critica fotografica” all'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha pubblicato i saggi: L'occultamento dell'autore. La ricerca artistica di Franco Vaccari (APM 2007), Realtà e finzione nell'arte contemporanea (Enciclopedia Treccani XXI Secolo 2010), Tre strade per la fotografia (APM 2011) e Conversazioni sull'immagine (Danilo Montanari Editore 2013). Scrive su «Flash Art» e altre riviste specializzate. Ha curato mostre a Modena presso il Fotomuseo Panini (2002-2007), il Festival Filosofia (2006-2011), la Galleria Civica (2007); in musei e istituzioni culturali italiane ed estere: BAF di Bergamo (2009), Biennale di Praga (2009), Palazzo dei Pio di Carpi (2009-2013), Rocca Malatestiana di Fano (2010-2013), Tongji University di Shanghai (2010), MARCA di Catanzaro (2010).


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